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Wikiculture, è una tesi collaborativa multipiattaforma, è un nuovo modo di concepire la rete. Una cultura open source che basa il proprio sviluppo sullo scambio reciproco di "ricchezza" interiore tra individui, riducendo tutto a tre principi, condividere, collaborare, creare.

martedì 23 marzo 2010

Il Grande Fratello ...è storia vecchia?


Il Grande Fratello è storia vecchia?
 Che la potenzialità del web abbia un prezzo non previsto?... forse sarebbe meglio dire la comodità del web.

L'essere "controllati", forse è solo lo scotto da pagare per poter comprare la cover per il nostro cellulare direttamente da Hong Kong e per poter chattare con un nostro compagno delle medie che odiavamo e con cui ora condividiamo foto? Per poter sapere cosa succede in Iraq grazie a Twitter o YouTube... e così via.

Google, Facebook. LinkedIn sanno tutto di noi.. Cosa leggiamo, cosa guardiamo con chi parliamo, per quanto tempo. Sanno con chi facciamo le foto, le vacanze, con chi abbiamo lavorato, perché ci siamo dimessi ecc ecc... Con il successo del web 2.0 comincia a nascere il sospetto verso questo servizi, un Grande Fratello globale si nascose dietro l'angolo, ma è realtà? La nostra privacy, la nostra identità, tanto gelosamente custodite sono minacciate adesso? Ma forse la libertà di qualche anno fa era solo illusione... il nostro gestore telefonico sa perfettamente chi chiamiamo e per quanto, la poste sanno con chi ci scriviamo e spesso anche i contenuti dei pacchi che riceviamo.. come mai non ci impaurisce questo? Probabilmente ci siamo solo assuefatti al'idea, essendo "istituzioni" più antiche.
Ma allora tra qualche anno non faremo più caso se Google ci propone dei link in base alle nostre ricerche precedenti? O se condivide in automatico la nostra posizione quando ci colleghiamo alla rete?


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6 commenti:

Cecilia 25 marzo 2010 alle ore 19:10  

Ciao Mattia!
Lo scotto da pagare per la comodità del web è il controllo, dici.
Secondo me ci sono tre aspetti di questo controllo da non sottovalutare.
Primo, l'aspetto commerciale.
Le informazioni che si possono ricavare dai social network a cui siamo iscritti e le tracce che lasciamo durante la navigazione sono una preda ambita da aziende che impostano le loro strategie di marketing su una pubblicità altamente targhettizzata e personalizzata...
Ed esistono già cose del genere, quando per esempio tornando sullo stesso sito di acquisti ti si propongono articoli analoghi a quelli comprati l'ultima volta.
Secondo, l'aspetto "politico", il vero Grande Fratello.
Se è vero che i social network ed internet si sono spesso mobilitati contro regimi autoritari in cui le altri fonti d'informazione non sono libere, non bisogna pensare che non possano essere usati anche da chi detiene il potere come strumenti di repressione e discriminazione.
Pensa a quello che hai detto sulla posizione!
Terzo, l'aspetto sociale.
Come tu hai scritto anche nel mio blog, i nostri "amici" diffondono informazioni e immagini che ci riguardano quotidianamente
Questo potrebbe significare che non c'è percezione nella società del problema della privacy e del "controllo sociale" che ne deriva.
Inoltre è un segnale che le persone si sono abituate a questo genere di cose, a guardare ed essere guardati, e sono meno pronte a cogliere abusi di queste pratiche quando si verificano.
Insomma, il Grande Fratello si evolve e il fatto che oggi si celi sotto il volto colorato e patinato di internet e dei social network fa si che non si riescano ancora a cogliere tutte le implicazioni negative che può avere sulla nostra vita quotidiana.

Io Acquisto Online 25 marzo 2010 alle ore 21:59  

Bel post Mattia,
come al solito riesci a centrare argomenti molto caldi.

Io come sempre, sono molto rigida su alcune cose, penso che le nostre info e la privacy alla fin fine non sono poi così tanto "gelosamente custodite" se riescono a diventare di dominio pubblico ;-)
anzi, dico che alcune situazioni ci fanno più piacere/comodo (a seconda delle situazioni) che non altro: visibilità piuttosto che "brag".

E poi in qualche momento mi sembra un pochino la solita storia del voler parlare e dire male a tutti i costi ... le norme di privacy di alcuni servizi sono stabilite in fase di contratto (a parte Facebook che le ha cambiate in itinere), se non le leggiamo la colpa è nostra.

Però l'avevo premesso ... io sono molto rigida ... forse troppo :-O

Fermatemiiiiiiii !!! ;-)

melena 27 marzo 2010 alle ore 15:16  

quoto pienamente la "questione privacy" di Francesca...
e vorrei aggiungere che se questi "media" sanno molte cose di noi, è perchè NOI lo vogliamo! (dove sono, cosa faccio, cosa compro sono IO che decido se farglielo sapere...) sono solo nuovi canali di comunicazione umana.
Le offertone estivo-nataliazie delle compagnie telefoniche son sempre sfruttate alla grande dagli utenti, e vengono impiegate maggiormente per far sapere al/alla proprio/a compagno/a di banco "quante volte ti sei fatto il bidè quel giorno"! Insomma, far saper i propri cazzi al mondo è sempre stata una prerogativa umana (partendo dai disegni rupestri passando da Gutenberg fino ad arrivare a Facebook) e se certe forme di "controllo" ci danno fastidio, solo noi possiamo decidere quando fermarle...

Mattia 28 marzo 2010 alle ore 19:41  

Grazie per i vostri interventi tutte cose vere! ... e soprattutto validissime. E' senza dubbio una questione sociale molto importante... ma credo che più che altro sia anche una questione di civiltà più che di istituzioni.

Se noi non ci facciamo problemi a curiosare nella vita dei vicini o a chiedere se il nostro amico si è lasciato con la ragazza che odiavamo perchè dovrebbe farseli qualcun altro?

Unknown 11 maggio 2010 alle ore 11:18  

Mi è piaciuto lo spirito del post.
Né melodrammatico né positivista.
Ogni comunicazione è spesso biunivoca, ed ogni comodità ha un prezzo.
Bel blog!

Mattia 11 maggio 2010 alle ore 11:51  

Grazie!
e grazie di aver commentato! ... ora però non puoi smettere! ;-)

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