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Wikiculture, è una tesi collaborativa multipiattaforma, è un nuovo modo di concepire la rete. Una cultura open source che basa il proprio sviluppo sullo scambio reciproco di "ricchezza" interiore tra individui, riducendo tutto a tre principi, condividere, collaborare, creare.

mercoledì 14 aprile 2010

Tesi - estratto capitolo 1 - Sono un "io che sa"!

"(...) Dal momento che le comunità sociali impiantate su somiglianze di carattere etnico o religioso hanno già dimostrato nel corso della Storia i loro limiti, fondare un “nuovo” legame sociale sul rapporto con il sapere da vita ad una civiltà che Lévy definisce deterritorializzata, alimentata, oggi più che mai, dallo sviluppo e la diffusione del  media digitali. 
L'individuo di fronte a me non è semplicemente “altro” da me ma è un produttore di contenuti, una possibilità di scambio di sapere; un baratto che oggi è possibile fare al di là di ogni limitazione fisica o territoriale. Ogni nostra esperienza diventa una ricchezza da barattare con le esperienze degli altri intorno a noi perché ogni vita, per le abilità, le conoscenze e le riflessioni che richiede è in grado di alimentare uno scambio continuo e una socializzazione del sapere costante. La mia intelligenza non è più solo “mia”, diventa appartenente alla comunità, collettiva appunto e lo fa mantenendo l'apprendimento reciproco come mediazione dei rapporti interpersonali. Io quindi non sono più un “io che sono”, o un “io che pensa” ma sono un “io che sa”. (...)"
Da WikiCulture - La cultura che cambierà il mondo



Sentite di essere degli "Io che sanno"?
Pensarlo è presuntuoso? E' manifestazione di esibizionismo? 
O il vivere Sapere risiede nell'unioni di più saperi?


fonte immagine | loscientista.blog.kataweb.it


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2 commenti:

Franky 15 aprile 2010 alle ore 11:59  

Pensare di essere un "io che so tutto" sarebbe presuntuoso, ma ognuno di noi ha le proprie esperienze e le proprie conoscenze. Quindi ognuno di noi esercita, chi più e chi meno, la capacità espressa sal verbo "sapere".
Il "sapere" non è solo un concetto intellettivo. Anche il "saper fare" è parte di quel "sapere". Quindi il suddetto verbo contempla non solo lo scibile, ma anche il fattibile; si parla quindi non solo di conoscenze teoriche, ma anche di conoscenze pratiche.

Sembra banale, ma se ci pensiamo esistono persone che sanno fare a mente la radice quadrata di un numero ma non sanno fare il bucato, o stirare, o cucinare.
E se per un verso sono da reputare dei geni, per l'altro sono da reputare degli incompetenti.
Allo stesso modo esistono persone che hanno problemi a fare una moltiplicazione ma che sanno "campare" (cosa non da poco, anche se sembra scontata).
E qui il giudizio è l'opposto rispetto all'esempio precedente.

Questo ci dimostra che anche quelli che sanno, non sanno; e viceversa che anche quelli che non sanno, sanno!
Come al solito, tutto è relativo al punto di vista da cui esaminiamo le cose.

Non esiste al mondo persona che sappia tutto, come non esiste persona che sappia nulla.

Ci sono forme di sapere valutate più importanti di altre, ma ricordiamoci che anche un fisico nucleare non va da nessuna parte senza un comune muratore che gli mette intorno quelle 4 mura dove lavorare o senza un comune elettricista che gli fornisce l'energia.

Quindi, tutto si riconduce a una visione categoristica, per cui ognuno, nel proprio campo, sa.

E il modo è da sempre una comunità di più categorie e, in definitiva, di più saperi. Non esiste la professione del tuttologo!
Esiste invece una divisione individuale dei compiti mirata a uno sviluppo collettivo.
Questa è e sempre sarà la politica del nostro mondo.
Un mondo composto da tanti -piccoli o grandi- "io che so".

Mattia 16 aprile 2010 alle ore 14:45  

Ma alcuni strumenti del web fanno proprio questo, ci permettono di abbattere in parte quel "categorismo"... permettono ai diversi saperi di completarsi gli uni con gli altri e dar vita a grandi risultati.

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